La culla per la vita: un'estrema possibilità di accoglienza

Il ritrovamento del piccolo Enea consente di porre l’attenzione su un tema particolarmente delicato, quale è la rinuncia ad un figlio, e sul progetto la Culla per la Vita, attivata al Policlinico nel 2007, anno a partire dal quale sono stati accolti tre minori. 

La Culla per la Vita è una struttura concepita per permettere alle madri in difficoltà di lasciare i propri neonati in totale protezione e nel pieno rispetto della sicurezza sia dei figli sia delle genitrici stesse.

Infatti, oltre ad essere posizionata in un luogo facilmente raggiungibile, è dotata di una serie di dispositivi quali il riscaldamento, la chiusura in sicurezza della botola, un presidio di controllo giorno e notte, nonchè una rete con il servizio di soccorso medico che agevolano un pronto intervento per la salvaguardia del neonato.

La Culla per la Vita ha origini antiche in quanto, nel 1188, seppur in forma diversa, l’Ospedale dei Canonici di Marsiglia aveva ideato una soluzione simile, c.d. “ruota degli esposti”, tramite la creazione di un cilindro di legno posto in verticale nel vano di una finestra adiacente sul fronte strada che, ruotando su un perno, consentiva alla persona addetta all’accettazione di far girare l’apertura ed accogliere il neonato: compito della madre era quello di suonare il campanello.

Nel 1923, però, erano state ufficialmente soppresse tutte le ruote e si ricorreva alla consegna diretta dei neonati, questo fino a quando il fondatore per la Vita di Casale Monferrato, Dott. Giuseppe Garrone, si è fatto promotore della riapertura delle stesse al fine di scongiurare l’abbandono dei medesimi nei luoghi più disparati, con pregiudizio per la loro sopravvivenza.

La Culla per la Vita ha l’obiettivo di rispondere ai tre diritti fondamentali riconosciuti alle madri dall’ordinamento italiano ovvero il diritto alla scelta sul riconoscimento, il diritto all’informazione ed il diritto al segreto del parto.

Infatti, nel caso di mancato riconoscimento del neonato, l’Ospedale invia immediata comunicazione all’Ufficiale di Stato Civile, che attribuisce nome e cognome al piccolo, e, contestualmente, al Tribunale per i Minorenni che dichiara lo stato di adottabilità dello stesso.

Una volta individuata la coppia avente i requisiti per l’ adottabilità del neonato, il Tribunale per i Minorenni dispone l’affido preadottivo del minore alla predetta famiglia per il periodo di un anno nel corso del quale il nucleo viene seguito dai Servizi socio-assistenziali di riferimento.

Qualora l’esito dell’affidamento preadottivo sia positivo, il Tribunale per i Minorenni dichiara l’adozione del minore che diventa figlio della famiglia adottiva di cui assume il cognome.

Per contro, qualora sorgano difficoltà durante il predetto periodo, il Tribunale per i Minorenni può prorogare l’affidamento preadottivo o, nei casi più gravi, revocarlo.

Appare evidente come la Culla per la Vita non rappresenti altro che un’estrema possibilità di accoglienza del neonato
 dello stesso e a garantirne la sicurezza ed il futuro.

Avv.ta Cecilia Gerbotto