Psicologo del lavoro: chi è e di cosa si occupa?
Si parla sempre più spesso di salario minimo o di diminuire le ore lavorative per migliorare le condizioni di chiunque lavori, sia a livello nazionale che internazionale.
Il contesto lavorativo non è più considerato come mero luogo in cui si produce e si raggiungono gli obiettivi previsti dall’azienda, ma è anche luogo in cui vi è condivisione di idee e di visioni, legami e relazioni professionali, da cui dipendono il benessere psicofisico del lavoratore/lavoratrice.
Se il benessere di un lavoratore viene meno possono insorgere rischi psicosociali come: stress-lavoro correlato, mobbing, bossing, burnout e altri tipi di malesseri, spesso di tipo relazionale, sia a livello individuale che di gruppo. All’interno dei contesti lavorativi, la figura dello psicologo è, solitamente, specializzato nella gestione del personale e nella sua formazione (HR manager), nella selezione e valutazione dello stesso o appunto nell’affrontare problematiche di natura relazionale/professionale e comportamentale, che hanno l’obiettivo di «migliorare l’efficacia delle prestazioni e soddisfare le persone impiegate» come affermano Borromeo & Gazzetti (2015).
Il professionista esegue counselling individuali o di gruppo che possono riguardare lo sviluppo di carriera o il reinserimento lavorativo; colloqui di tipo motivazionale o che mirino al miglioramento del benessere lavorativo; di progettazione per la valorizzazione e l’aggiornamento professionale, sia per migliorare l’aspetto “produttivo” che quello relazionale tra colleghi, tramite tecniche d’intervento come il team building.
Lo psicologo del lavoro è inserito in vari ambiti: aziende pubbliche e private, Aziende Sanitarie Locali, ospedali, Servizi per l’impiego etc.
Col decreto legge 81/08 art. 28, si sottolinea la necessità di valutare e prevenire attentamente la presenza di rischi per la sicurezza e la salute per i lavoratori, compresi quelli riguardanti lo stress-lavoro correlato, previsto secondo l’accordo europeo del 2004.
Oggigiorno, la figura dello psicologo sarebbe più che necessaria in tutti i contesti lavorativi: da quello organizzativo a quello scolastico/universitario, da quello sanitario a quello sociale. Il CNOP ha riportato, tramite l’Istituto Superiore di Sanità e dell’Università di Padova, che l’88,6% della popolazione italiana afferma di soffrire sintomi di stress, subito dopo il periodo pandemico. Inoltre, l’OMS dichiara che la presenza di problemi di salute mentale riscontrati nella popolazione siano la causa principale riguardante l’assenteismo al lavoro.
L’emergenza pandemica ha messo in moto una serie di eventi e cambiamenti che hanno evidenziato il bisogno dello psicologo in ogni ambito di vita della persona, tra cui quello del lavoro. C’è ancora tanta strada da fare, bisognerebbe attuare un progetto o un piano a livello statale che metta al centro, tra i molti bisogni, anche quello riguardante la salute mentale delle persone.
Dott. Simone Nastasi
BIBLIOGRAFIA
Argentero, P., Cortese, C. G. (2016). Psicologia del lavoro. Raffaello Cortina Editore.
Borromeo, C., & Gazzetti, M. P. (2015). Introduzione alla psicologia del lavoro (Vol. 2). pianopiano book bakery di Anna Lo Piano.
SITOGRAFIA
https://www.altrapsicologia.it/articoli/gli-psicologi-e-le-nuove-norme-sulla-sicurezza-nel-lavoro/
https://www.psy.it/giornata-mondiale-per-la-salute-e-sicurezza-sul-lavoro.html
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