Elon Musk e la Sindrome di Asperger: cos'è? Un pò di chiarezza sull'autismo

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più frequentemente di autismo e, troppo spesso, si hanno informazioni non corrette, parziali e confuse riguardo a questo disturbo. Se provassimo a chiedere a genitori di un bambino autistico di parlarci del disturbo direbbero frasi come “il nostro bambino non sembrava avere nulla… stava crescendo come gli altri bambini… impossibile che mio figlio sia autistico, è sempre stato sano…”. Queste frasi racchiudono il dolore, la delusione, l’impossibilità di accettare da parte di un genitore che il proprio figlio non è come lo si immaginava e che, per tutta la vita, avrà bisogno di svolgere attività e terapie che gli permettano di migliorare la propria vita. I primi sintomi dell’autismo possono essere presenti fin dalla nascita ed essere colti precocemente, mentre altre volte possono si notano tra i 18 e i 36 mesi. Questo spiega perché è difficile diagnosticare il disturbo prima dei 3 anni. Sono presenti, però, degli strumenti che permettono di indagare il disturbo e diagnosticarlo prima possibile, in modo di aiutare in modo più tempestivo la famiglia e il bambino.

L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, con basi neurobiologiche, che compromette le capacità sociali e relazionali dei soggetti autistici. Nel DSM-5, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, l’autismo comprende disturbi che nelle vecchie edizioni erano distinti fra loro; all’interno del manuale troviamo l’autismo, il disturbo di Asperger e disturbi pervasivi dello sviluppo (APA, 2013). 

Cosa sono i disturbi del neurosviluppo?

Essi indicano una serie di disturbi che si manifestano per la prima volta durante le prime fasi dello sviluppo. È possibile individuare: disabilità intellettiva, disturbi della comunicazione, disturbi dello spettro dell’autismo, disturbo da deficit di attenzione/ iperattività, disturbi dell’apprendimento e disturbi del movimento (APA,2013). 

Gli autistici presentano compromissione nella comunicazione sociale e interazione sociale; interessi e attività ristrette, presenza di stereotipie motorie come il dondolarsi, muovere freneticamente le mani; presentano inoltre una ipersensibilizzazione per i rumori forti e per il contatto fisico.

La gravità dell’autismo varia in base al livello di compromissione dell’autonomia nella vita quotidiana. Questo spiega perché vi sono bambini e adulti che non vengono associati facilmente all’autismo e che non fanno parte dell’immaginario collettivo di “persone autistiche”. Un esempio ne è Elon Musk, egli stesso, infatti, ha dichiarato di essere autistico, nello specifico ad esso è stata diagnosticata quella che nelle vecchie edizioni del DSM veniva identificata come Sindrome di Asperger. Essa non comporta ritardi delle capacità linguistiche e/o disabilità intellettive; sono presenti invece schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati. Vi sono altre persone, però, che sono affetti da una forma diversa del disturbo che li limita anche in azioni facili come il prendersi cura della propria igiene, presentano gravi ritardi intellettivi e/o del linguaggio.

L’autismo non è un disturbo dal quale si può guarire definitivamente, si tratta piuttosto di una condizione che caratterizzerà la persona per l’intero arco di vita. Per tale motivo è opportuno che un soggetto autistico svolga una terapia adeguata e che interessi ogni singolo aspetto del suo disturbo. Se consideriamo dei bambini affetti da autismo, ad esempio, è possibile che essi facciano diversi tipi di terapie:

  • Psicomotricità: al fine di migliorare la loro coordinazione motoria e la motricità fine;
  • Psicoterapia: spesso si tratta della terapia ABA che si concentra sul ridurre i comportamenti problematici e disfunzionali per sostituirli con comportamenti adattivi; 
  • Logopedia: per migliorare le problematiche legate al linguaggio; 
  • Trattamento farmacologico: il quale può essere mirato a diversi problemi come i comportamenti aggressivi, irritabilità, iperattività/impulsività, comportamenti stereotipati e ripetitivi (Persico & Verdecchia, 2015).

In conclusione è opportuno ricordare che ad oggi le cause che sottostanno all’autismo sono ancora sconosciute. Esistono tre categorie di fattori di rischio per l’autismo: genetico, ambientale e differenze nella biologia cerebrale. Inoltre la ricerca afferma che una combinazione di tali fattori di rischio potrebbe essere la causa dell’autismo. A differenza delle credenze comuni, i vaccini non causano l’autismo: i dati epidemiologici disponibili mostrano che non vi sono prove che indicano il legame tra il vaccino contro il morbillo-parotite- rosolia e i disturbi dello spettro autistico (Martella, 2014; ENG, 2021).

 Malgrado l’eziologia ancora incerta gli interventi che si possono fare con gli autistici sono efficaci per aiutare la persona a vivere una vita il più normale possibile, aiutandoli ad acquisire piano piano, quelle capacità che non hanno mai sviluppato. 

Dott.ssa Martina D’Alba

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association. (2013). DSM-5 self-rated level 1 cross-cutting symptom measure–adult. Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.

ENG, I. (2021, February). VACCINI E AUTISMO: SELEZIONARE LE INFORMAZIONI PER CAPIRE. In Congresso Nazionale SOPSI (Vol. 24, p. 27).

Martella, A. (2014). Autismo e vaccini Una situazione complicata.

Persico, A. M., & Verdecchia, M. (2015). Psicofarmacologia dell’Autismo. Eur. Neuropsychopharmacol, 25, 1513-31.