TSO: una lama a doppio taglio

Domenica 13 giugno, ad Ardea, si è consumata una tragedia che ha messo in luce l’importanza della salute mentale e di quanto sia rilevante intervenire tempestivamente per aiutare i soggetti fragili e prevenire comportamenti violenti.  

Due fratellini e un signore di 74 anni sono stati uccisi da Andrea Pignani, l’uomo che ha sparato senza motivo. Il colpevole era stato già segnalato una volta per una lite domestica, durante la quale aveva minacciato la madre con alcuni coltelli. In quella circostanza Pignani era stato trasportato in ospedale e sottoposto ad una consulenza psichiatrica. Dopo una notte in osservazione era stato dimesso ed era tornato a casa; i medici gli avevano consigliato di rivolgersi ad un professionista, ma Andrea non ha mai ascoltato quel suggerimento. Dopo la morte del padre a Novembre 2020, ha preso possesso della pistola di quest’ultimo senza mai denunciarla, fino poi ad usarla la domenica mattina. 

Pignani era un uomo di 34 anni, ingegnere informatico, disoccupato, era stato da poco lasciato dalla fidanzata e viveva con la madre. 

Domenica mattina Andrea è uscito di casa armato, si è diretto verso il parco nelle vicinanze e ha sparato colpendo e uccidendo due fratellini di 10 e 5 anni e un uomo di 74, inutili i soccorsi. 

Il colpevole, dopo il fatto, si è nascosto in casa e prima che le forze dell’ordine riuscissero ad entrare, si è suicidato sparandosi. 

Quando è accaduto il fatto, i media avevano diffuso la notizia che Pignani fosse stato sottoposto al TSO, ma in realtà al ragazzo avevano solo fatto una consulenza psichiatrica, diversa dal Trattamento Sanitario Obbligatorio. La prima ha lo scopo di valutare le capacità cognitive e psichiche del soggetto e sviluppare un percorso terapeutico, sia farmacologico che psicoterapeutico. 

Il TSO, invece, è un trattamento sanitario che viene applicato contro la volontà del paziente per effettuare cure e accertamenti medici. Cerchiamo allora di fare chiarezza su questo strumento. 

L’articolo 32 della Costituzione Italiana recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Nel caso in cui l’individuo diventi un pericolo per se stesso o per gli altri, allora può essere disposto un trattamento contro la sua volontà. 

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio, per poter essere attuato, deve essere disposto dal sindaco del comune della persona interessata e proposto da due medici, uno dei quali psichiatra. È necessario inoltre, che sia convalidato da un giudice tutelare e ha una durata di 7 giorni con possibile deroga. I medici che chiedono l’ordinanza devono accertarsi e attestare non solo che il soggetto in questione sia in uno stato tale da richiedere interventi urgenti, ma anche che lo stesso rifiuti di sottoporsi a trattamenti sanitari e che non sia possibile adottare altre misure fuori dall’ospedale. 

La sentenza n. 258 del 1994 della Corte Costituzionale definisce alcune condizioni indispensabili per far si che il trattamento sanitario obbligatorio sia conforme all’art. 32 della Costituzione, tra queste viene disposto che il trattamento deve migliorare o preservare lo stato di salute del soggetto, non deve quindi avere conseguenze negative. 

Il soggetto sottoposto a TSO ha, in ogni caso, diritti che devono essere rispettati: può fare ricorso contro l’ordinanza imposta dal sindaco, ha il diritto di essere informato sulle terapie che gli vengono somministrate, ha il diritto di comunicare con chi vuole, di accedere alla sua cartella clinica, di sapere chi è il personale medico che presta servizio nel reparto dove si trova, ma fondamentale è che la libertà e la dignità della persona vengano rispettate e non sono ammissibili violenze di nessun tipo.  Il TSO è uno strumento che va usato solo in determinate circostanze e con la massima cautela, poiché le conseguenze possono essere gravi. 

Grave è quello che è successo nel 2009 a Francesco Mastrogiovanni, il maestro delle elementari sottoposto al Trattamento Sanitario Obbligatorio e morto dopo più di 80 ore dal ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di San Luca di Vallo della Lucania. Il 31 luglio del 2009 il sindaco firma per il maestro l’ordinanza per il TSO dopo essere stato avvertito dai vigili urbani che il soggetto aveva percorso la zona in macchina ad alta velocità provocando incidenti. Dopo che per ore il maestro si era rifiutato di seguire gli operatori in ospedale, viene portato con la forza via dal campeggio dove si trovava.

Rinchiuso nel reparto psichiatrico per giorni Francesco è stato legato mani e piedi al letto per evitare che si muovesse, ignorato dai sanitari e lasciato morire di fame e di sete. Tutte le torture subite sono venute alla luce grazie alle videoregistrazioni del reparto e alla tenacia dei familiari del maestro ai quali era stato anche vietato di vederlo per non turbarlo. I video mostrano la lunga agonia di Francesco che pian piano si spegne in quell’ospedale che era solito adottare misure contenitive di questo genere; sottoposto ad un trattamento non volontario che avrebbe dovuto aiutarlo e non portarlo alla morte. I suoi diritti sono stati totalmente ignorati, non ha potuto vedere i suoi parenti, sedato e legato ad un letto non è stato di certo informato riguardo le terapie che gli avrebbero somministrato. La dignità e la libertà di Francesco non sono state per niente tutelate, anzi. 

Ho deciso di prendere come esempio il caso di Andrea Pignani e quello di Francesco Mastrogiovanni per evidenziare come alcune volte venga fatto troppo poco e altre invece, troppo e in modo assolutamente sbagliato. La salute mentale, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo ora, dovuto alla pandemia, deve essere centrale. Parlare ora di quello che si sarebbe potuto fare per evitare la strage di Ardea o la morte di Francesco Mastrogiovanni, non potrà purtroppo alleviare la sofferenza provata dai familiari delle vittime, ma è importante per aiutare a capire i possibili errori che devono essere evitati e di quanto il supporto psicologico o un percorso di psicoterapia sia fondamentale in alcune situazioni. 

 

Dott.ssa Francesca Fontana

 

BIBLIOGRAFIA

  • Alessandro Attilio Negroni: Sul Concetto di “Trattamento Sanitario Obbligatorio”. Rivista AIC n. 4/2017, 26/11/2017.

SITOGRAFIA