Immaginiamo per un momento di svegliarci in piena notte, al buio, e di renderci conto che nella nostra camera da letto c’è qualcuno. Un ‘estraneo che ci ha scelto fra mille altri possibili bersagli, con l’unico intento di torturarci per ore e ucciderci nella maniera più lenta e degradante che la sua mente perversa sappia elaborare.
Per quanto possa inorridire, queste cose sono accadute e accadono ogni giorno a centinaia di persone che hanno avuto la sfortuna di attirare l’attenzione del “mostro” più terribile e irreale che esista: un serial killer.
Questo termine è stato così a lungo usato e abusato dai media e dai film che quasi neanche ci spaventa, ma se ci soffermiamo a riflettere sul fatto che queste persone esistono, che le loro vittime sono del tutto casuali e che ricavano piacere nel seviziare e uccidere senza rimorso, la storia si fa decisamente più disturbante.
Nessuno sa perché l’essere umano può diventare predatore e talvolta vale la regola che il male ricevuto viene a sua volta riversato sugli altri in una catena sanguinaria. Bambini vittime di abusi fisici e psicologici sono spesso divenuti, a loro volta, spietati assassini.
Nel 1963 venne formulata un’interessante teoria che, se pur non riesca a spiegare del tutto l’eziologia della natura dei serial killer, ha il merito di aver tentato di tratteggiare una sorta di schema per riconoscere i sintomi di una persona alterata. La triade formulata dallo psichiatra forense John Marshall Macdonald è un elenco dei tre fattori più comunemente riscontrati in bambini e ragazzi che, nel corso della vita, si sono poi evoluti in assassini seriali:
- Piromania: ovvero, l’ossessione di appiccare incendi. Si è riscontrata una grande tendenza nei bambini, che da adulti sono diventati serial killer, a voler distruggere mediante l’utilizzo del fuoco.
- Zoo sadismo: ovvero, la crudeltà immotivata verso gli animali. Una grande percentuale di serial killer ha, infatti, alle spalle una carriera di torturatore di cani, gatti, criceti e altre creature indifese, quasi a voler affinare le loro future doti di aguzzino.
- Enuresi notturna: ovvero, emissione involontaria di urina durante il sonno. Per quando può apparire strano, o quasi fuori tema, una buona percentuale di serial killer ha bagnato il letto ben oltre l’età in cui questo fatto è considerato normale.
“Ho trovato un cane e l’ho aperto, solo per vedere com’era fatto dentro e per qualche ragione ho pensato che sarebbe stato uno bello scherzo infilare la sua testa su un palo e piantarlo nel bosco”( il serial killer Jeffrey Dahmer).
Attualmente la triade di Macdonald ha parecchi denigratori e, di conseguenza, è chiaro che non possa essere considerata un dogma psichiatrico. Ci sono stati serial killer con un’infanzia del tutto normale, così come ragazzini turbolenti o abusati che crescendo hanno sviluppato personalità del tutto equilibrate. Molte persone da piccoli hanno trovato affascinante giocare con il fuoco o voluto provare il brivido nello strappare le ali ad una mosca, ma tali atteggiamenti distruttivi solitamente cessano con la crescita.
Ciò nonostante è consigliabile porre attenzione se il proprio figlio dovesse mostrare un eccessivo interesse per gli incendi, oppure si divertisse in modo sadico sugli animali poiché sono sempre brutti segni anche se non significano che da grande si diletterà a torturare o uccidere le persone, o forse si.
E voi cosa ne pensate di questa teoria?
Dott.ssa Dalila La Bella
SITOGRAFIA:
http://theevolution.altervista.org/quando-parla-un-serial-killer/
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