Nella storia del crimine molte volte è capitato che efferati assassini, stupratori e criminali di ogni tipo abbiano ricevuto molte attenzioni da parte di ammiratori, o che addirittura abbiano avuto amanti dietro le sbarre.
Ma come si può provare attrazione o addirittura amare chi ha commesso atti brutali nei confronti di un altro essere umano?
La risposta la troviamo grazie alla psicologia, all’interno dell’enorme contenitore delle perversioni sessuali, le cosiddette parafilie. Più specificamente, l’ibristofilia consiste in un’attrazione morbosa verso coloro che hanno compiuto reati violenti.
Il termine “Ibristofilia” è stato coniato dallo psico-sessuologo John Money, e deriva dal greco: “hibridzein” indica l’agire violento verso qualcuno, “philo” significa avere affinità con qualcuno.
L’ibristofilia, nota anche come sindrome di Bonnie e Clyde, è una parafilia specialmente femminile. Chi ne è affetto prova eccitazione e impulsi sessuali verso individui violenti che hanno compiuto crimini come omicidi e stupri. Queste donne preferiscono i “cattivi ragazzi” perché, a causa del potenziale pericolo, vengono percepiti come invincibili, forti, e più eccitanti dei “bravi ragazzi”, ritenuti noiosi e poveri di stimoli.
Money spiega che la donna che tende a legarsi ad un individuo dominante ha spesso una bassa autostima e una figura paterna assente o violenta.
Secondo lo psicologo RJ Parker, le donne che si innamorano di chi compie crimini brutali sono insicure, e tramite l’altro riuscirebbero a soddisfare due bisogni:
– Sentirsi forti: avere a fianco un uomo capace di compiere qualunque azione dà loro la sensazione di essere forti e invincibili.
–Avere la certezza di non essere abbandonate: il fatto che l’uomo sia in carcere dà loro la certezza che questo non possa fuggire e abbandonarle.
Questa sindrome è più diffusa di quanto si pensi: nel 2005, il direttore del carcere di San Quintino dichiarò al San Francisco Chronicle che ogni giorno arrivavano centinaia di lettere d’amore ai detenuti nel braccio della morte. Nel 99% dei casi erano scritte da donne. Theodore Bundy e Jeffrey Dahmer sono solo un paio degli esempi di assassini seriali che hanno ricevuto lettere di questo tipo.
Anche in Italia è capitato che un assassino, o un presunto tale, abbia raccolto consensi tra i giovani, o sia stato addirittura idolatrato alla stregua di una divinità. Basti pensare al caso Pietro Maso, che durante il processo per aver ucciso i genitori, poté contare sull’appoggio del “Maso Fan Club” e di una vasta schiera di sostenitrici pronti a difenderlo.
Anche il criminale Renato Vallanzasca, autore di numerosi sequestri di persona ed omicidi, fece innamorare moltissime ragazzine: durante la detenzione, queste gli mandarono talmente tante lettere che la moglie decise di raccoglierle tutte in un libro intitolato “Lettere a Renato”.
Le bimbe di Benno Neumair
Alcune settimane fa su Facebook è nata una fan page dedicata a Benno Neumair, reo confesso di aver ucciso i genitori e di averne poi gettato i corpi nel fiume Adige, a Bolzano. Il gruppo social, “Le bimbe di Benno Neumair”, che contava più di 1000 iscritti, era amministrato da tre giovani ragazze e vantava numerose immagini del loro idolo, accompagnate da didascalie come: “Finché non lo condannano, sono garantista e innamorata”, oppure “Buongiorno a tutte, come state? Io BENNissimo”.
A seguito di numerose segnalazioni, questa pagina è stata chiusa, ponendo fine all’ennesima dimostrazione di un fenomeno purtroppo più diffuso di quanto si sia portati a pensare.
Ma perché proprio lui?
Il giovane di Bolzano ha sempre avuto una passione smodata per il corpo da culturista, passione che lo ha portato a diventare un insegnante di fitness. Aveva un canale YouTube, dal nome “Forti Online”, sul quale pubblicava video dei suoi allenamenti e dove insegnava come ottenere un fisico perfetto.
Le numerose testate giornalistiche e i programmi tv lo hanno sin da subito descritto come un ragazzo atletico e attraente, mostrando le sue immagini mentre faceva allenamenti a petto nudo, e questo ha sicuramente catturato l’attenzione delle giovani ragazze.
Alla luce di questo fenomeno, sarebbe auspicabile denunciare qualora si venisse a conoscenza di fan page come quella dedicata a Benno Neumair, sensibilizzare i giovani ad un uso responsabile dei social network, e incentivare i genitori a fornire un corretto modello educativo.
Dott.ssa Sofia Gibelli
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