Cyberbullismo: analisi del fenomeno

Il bullismo è una condizione di prevaricazione di uno o più soggetti ai danni di un terzo soggetto, posto in condizioni di asimmetria. Il comportamento di prevaricazione e di umiliazione, i maltrattamenti fisici, gli abusi sono reiterati nel tempo e tendono a intaccare l’autostima e la sfera emotiva del soggetto che li subisce, avendo come fine ultimo l’isolamento.

Nell’era in cui tutto è amplificato dall’utilizzo dei social, tutto è “condiviso” in Rete, anche il bullismo si sposta e preferisce “spopolare” su un nuovo canale di comunicazione.

L’utilizzo della Rete ha in sé numerose risorse e, in un periodo, come quello della pandemia, in cui è necessario restare distanti, mostra ancor di più quanto sia importante restare in contatto con le persone, creare relazioni, condividere le proprie emozioni e i propri stati d’animo con gli altri, anche se dietro a uno schermo.

Sarebbe errato “demonizzare” l’utilizzo della Rete ma anch’essa, come ogni cosa, ha le sue insidie e può trasformarsi in un mondo del quale non si ha il pieno controllo. 

La Rete è, alla pari del mondo fisico nel quale viviamo, una realtà (anche se virtuale) e ciò che accade nella cosiddetta “realtà virtuale” ha conseguenze nel mondo fisico. A volte sembra che un concetto così  semplice sfugga ad alcuni, sembra non ci sia piena consapevolezza di ciò, si pensa che in quel “luogo non luogo” tutto sia concesso. 

Un fenomeno come il bullismo, che esiste da sempre, amplifica ancor di più il proprio “campo di azione” rispetto a quello tradizionale, diventando “Cyber-bullismo”. 

“Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore, il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore, un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo” (L.71/2017). 

Ed ecco che, ad esempio, una foto o un video di un compagno di classe umiliato, messo in ridicolo in qualche modo, viene caricato in rete; il video diventa di proprietà della rete e se ne perde il controllo, e la vittima è posta in una posizione di asimmetria ancora maggiore.

Il gruppo dei pari a sostegno del bullo che, nel tradizionale bullismo poteva avere la portata di un gruppo classe, ora diventa un palcoscenico tristemente più ampio. 

Nel 2017, dato l’allarme sociale derivante da questo fenomeno, il Legislatore prende provvedimenti e il 18 Giugno entra in vigore la Legge n.71 del 29/05/2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. (Parmiggiani, 2019)

Con questo chiaro segnale legislativo, che si inserisce principalmente in ottica preventiva e poco punitiva, ci si accorge di quanto il fenomeno sia diffuso e quanto sia importante agire sull’educazione digitale e quanto sia necessario un uso consapevole della rete. Uno degli obiettivi del Legislatore sembra essere quello di un coinvolgimento delle scuole nella sensibilizzazione e informazione su tali temi e, soprattutto, un coinvolgimento di tutti i minori “attori” di tale fenomeno, sia i minori vittime di cyber-bullismo, sia i minori che agiscono bullismo, per tentare una sorta di ri-educazione emotiva.

Tramite un approccio di educazione socio-affettiva, le figure competenti possono aiutare i bambini/ragazzi a “mettersi nei panni” dell’altro, a comprenderne l’emozione e a confrontarsi con l’altro per provare a creare una vera e propria empatia. Tale “alfabetizzazione emotiva” può essere inserita sia in ottica preventiva, sia in ottica di intervento, quando il fenomeno è già diffuso.

Al fianco di una fondamentale educazione emotiva, si deve necessariamente inserire una conoscenza dello strumento utlizzato: per conoscere la Rete è importante utilizzarla e per adoperarla nel modo più consono possibile sarebbe auspicabile progettare una vera e propria educazione digitale.

Nell’uso della Rete da parte dei figli è importante che siano i genitori i primi ad essere consapevoli e che, allo stesso modo in cui guidano un figlio per permettergli di camminare nel mondo ed esplorarlo sulle proprie gambe, consci dei rischi che lo stesso può presentare, riescano ad essere sostegno nel mondo “virtuale” affinchè uno strumento così ampio possa essere gestito e vissuto con la giusta attenzione.

Dott.ssa Rossella Borneo