Il fenomeno diffuso della violenza domestica ha un’arma in più per il controllo: i dispositivi tecnologici installati nelle case.
La violenza domestica può avere differenti sfaccettature e declinazioni: violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza economica. All’interno della coppia si instaura una dinamica di asimmetria, per cui l’abusante ha il controllo su ogni aspetto della relazione.
Si può analizzare tale fenomeno attraverso la teoria della “Spirale della violenza” (L. Walker, 1983).
Lenore Walker (1983) suddivide il ciclo della violenza in 4 fasi:
–Crescita della tensione, una prima fase durante la quale la vittima viene umiliata, insultata, isolata dalla propria rete sociale;
–Esplosione della violenza, durante la quale la vittima viene esposta maggiormente al pericolo, viene minacciata, teme per la propria incolumità;
–Fase di latenza o “Luna di miele”, questa è la fase durante la quale l’abusante dichiara di essersi pentito e che “Non lo rifarà mai più”, provando a riconquistare la fiducia dell’altra persona. La vittima crede che l’abusante è cambiato o cambierà per lei;
–Scarico di responsabilità, durante questa fase l’abusante dichiara che la sua esplosione di violenza sia da ricercarsi non di certo in qualcosa di sbagliato nel suo comportamento o nella sua persona, ma nelle reazioni o nelle mancanze della vittima. Questa è la fase del “Guarda cosa mi hai fatto fare”.
In questo ciclo si inseriscono varie forme di abusi psicologici, tra questi un continuo controllo sulla vita dell’altro. Le nuove tecnologie che spesso installiamo nelle nostre case possono diventare, se utilizzate nel modo errato, un forte strumento di controllo.
Sempre di più la tecnologia pervade le nostre vite ed entra nelle nostre case, tra dispositivi come Alexa, telecamere intelligenti, frigoriferi connessi a Internet e così via. Questi possono diventare in mano ad abusanti un’ulteriore arma, si è parlato, a tal proposito, di “abuso smart”. (1)
È questo che viene fuori da alcuni studi svolti in Inghilterra, secondo cui strumenti come telecamere installate in casa per questioni di sicurezza diventano l’arma nelle mani dell’abusante per poter controllare il partner.
Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini che hanno il controllo su tutti gli account e possono utilizzarli per spiare le attività della donna, così da “punirla” in caso di azioni non corrispondenti agli standard richiesti. (2)
Uno degli strumenti utilizzati per il controllo della donna sono le telecamere che solitamente vengono adoperate per monitorare i bambini da remoto e poter accorrere in loro aiuto in caso di necessità. Questo è uno strumento molto utile per le famiglie ma non prende in considerazione che non tutte le famiglie sono uguali e, come spiega Lesley Nuttal, membro di un team di esperti in Sicurezza di IBM: “A lot of the smart devices are designed on the premise that all persons in the home are happy to share information with one another, but this happy scenario doesn’t recognise that there are many variations in family life” (2) [“Molti dispositivi tecnologici sono progettati con l’idea che tutte le persone che vivono in una casa siano felici di condividere le informazioni con l’altro, ma questo scenaro felice non riconosce che ci sono molte variabili nella vita di famiglia”].
Alcune donne dichiarano di essersi rese conto di una forma di abuso così grave ma, anche volendo mettersi “offline”, vivono nel timore che il partner possa punirle ulteriormente per una decisione di questo tipo.
In alcuni casi esistono addirittura App studiate apposta per aiutare le donne a denunciare violenze e abusi che, però, sono controllate dall’abusante, che ha pieno accesso agli account. Diventano, allora, non soltanto inutilizzabili ma anche pericolose per la vittima.
Questa è una nuova forma di violenza psicologica, un nuovo campanellino d’allarme per il cattivo uso e la poca conoscenza della tecnologia, una tematica su cui soffermarsi.
Alcuni esperti consigliano di conoscere e rendersi consapevoli dell’uso di tali strumenti, in modo da prevenire il totale controllo da parte del partner, creandosi ad esempio account propri, di cui si ha esclusivo possesso. (1)
Sicuramente in un rapporto asimmetrico non è semplice crearsi un’autonomia, anche dal punto di vista tecnologico. Il tentativo è quello di far conoscere sempre di più la tematica ed aiutare le vittime a riconoscersi tali ed essere ascoltate ed accolte.
Dott.ssa Rossella Borneo
Fonti:
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