Il mito di Narciso come espressione di una patologia

Narciso è un personaggio della mitologia greca, nato dall’unione della ninfa Liriope con il fiume Cefisio.

Famoso per la sua bellezza, nel mito appare insensibile e vanitoso in quanto disdegnava ogni attenzione amorosa.  La ninfa Eco si innamorò di lui, e venendo rifiutata, iniziò a vagare in solitudine pensando solo al giovane, tanto che si dimenticò di vivere e il suo corpo deperì. A seguito di una punizione divina, Narciso un giorno si avvicinò ad una fonte chiara in cui poté vedere la sua immagine riflessa, e se ne innamorò.  

Non potendo abbracciarla né baciarla, rimase così incantato ad ammirare la figura, struggendosi nell’impotenza e arrivando, secondo una versione del mito, alla morte per consunzione. 

I personaggi della mitologia greca sono espressione di veri e propri modelli di comportamento, in quanto simboleggiano la personalità profonda e talvolta disfunzionale, che costituisce la base della psiche di ogni uomo e donna. Attraverso il mito di narciso, infatti, riusciamo a capire chi è il narcisista, e le ripercussioni che tale disturbo può portare sia su di sé che sulle persone che incrociano questi individui. Il confronto con l’altro ci permette di capire chi siamo, e di conseguenza ci consente di strutturare la nostra personalità in base al modo in cui ci vediamo con gli occhi dell’altro.  È evidente come Narciso non sia in grado di aprirsi all’altro, perché incapace di separarsi dalla propria immagine riflessa, e questo inevitabilmente determinerà la sua rovina.

È un tema ambiguo quello del narcisismo poiché non sempre ha un’accezione negativa, e pertanto può essere raffigurato lungo un continuum, che va dal narcisismo sano al disturbo narcisistico di personalità, in cui nel mezzo, ritroviamo le diverse sfaccettature che possono manifestarsi.

Il narcisismo sano presenta delle caratteristiche funzionali alla società in cui si vive, nel momento in cui gli individui considerano e valorizzano le proprie qualità per arrivare a degli obbiettivi, senza calpestare gli altri. Nelle relazioni interpersonali il narcisista sano si potrà servire dell’altro per gratificare i propri bisogni, ma attraverso un rispetto reciproco e una buona capacità empatica. 

Se questo atteggiamento al contrario, si manifesterà in maniera disfunzionale, e con il passare del tempo andrà ad interferire seriamente nei rapporti con l’altro e la qualità della vita, potrà assumere caratteristiche tipiche del narcisismo patologico.

Il narcisista patologico ha un atteggiamento superficiale sia con gli altri che con sé stesso, poiché incapace di indagare nel profondo, e vedere l’altro come separato da sé.

È un soggetto che si mostra sicuro di sé, con un’autostima esagerata ma allo stesso tempo vulnerabile, che perde il controllo non appena viene criticato, e che attribuisce a sé stesso i propri successi, e agli altri la colpa dei propri fallimenti.

All’interno del DSM-5 il narcisismo patologico viene identificato come Disturbo Narcisistico di Personalità, caratterizzato da un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia, che compare entro la prima età adulta e si manifesta in 5 o più dei seguenti sintomi:

  • Ha un senso grandioso di sé
  • È assorbito da fantasie illimitate di successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale
  • Crede di essere speciale e unico
  • Prova un senso di vuoto e apatia nonostante eventuali successi
  • Richiede eccessiva ammirazione 
  • Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto
  • Sfrutta i rapporti interpersonali
  • Manca di empatia in e quanto incapace a riconoscere e identificarsi con i sentimenti e i bisogni degli altri
  • Prova sentimenti di disprezzo, vergona o invidia e atteggiamenti arroganti e presuntuosi

È importante sottolineare che per rappresentare un disturbo della personalità, tali caratteristiche devono essere: pervasive, persistenti e patologiche. Devono compromettere quindi in modo significativo la vita del soggetto.

La sensazione continua di vuoto interiore e di mancanza di significato, porta questi individui a ricercare continue conferme della propria importanza: quando riescono ad ottenerle provano euforia, ma quando ciò non accade, tendono invece a sentirsi depressi, e a provare invidia per coloro che riescono ad ottenere successi.

I dati ci mostrano che le stime di prevalenza del disturbo narcisistico di personalità possono arrivare fino al 6% della popolazione generale, con un’incidenza maggiore nei pazienti di soggetto maschile. 

Lo sviluppo più grave del disturbo narcisistico di personalità, si osserva quando la grandiosità dell’individuo è accompagnata da una significativa nota di aggressività, delineando così il narcisismo maligno, come coniato da Otto Kernberg.

Questa particolare forma di narcisismo, porta la persona ad aggiungere al suo Sé grandioso anche un delirio di onnipotenza, incrementato nella maggior parte dei casi dal senso di soddisfazione e vittoria, che viene raggiunto causando dolore e paura negli altri.  Il narcisismo maligno presenta in forma estremizzata le caratteristiche tipiche del narcisismo, a cui se ne aggiungono ulteriori: tendenze paranoidi, sadismo egosintonico e scarsa coscienza morale.

Le caratteristiche psicopatiche si ripercuotono nelle relazioni interpersonali sotto forma di disprezzo, comportamenti antisociali e desiderio predatorio. Questi soggetti commettono reati in modo premeditato, e le emozioni di ansia e paura, e il senso di colpa risultano assenti. Tutti questi aspetti portano inevitabilmente ad una grave compromissione del funzionamento della persona, a cui potrà presentarsi anche una resistenza al trattamento da parte del soggetto.

In generale, il trattamento del disturbo narcisistico di personalità risulta molto difficile poiché il soggetto spesso non è consapevole della propria patologia, e delle conseguenze che questa provoca sulle altre persone. 

Dott.ssa Jessica Grecchi

 

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Lingiardi V., Gazzillo F., La personalità e i suoi disturbi. Valutazione clinica e diagnosi al servizio del trattamento, Cortina Raffaello, 2014.

Lowen A., Il narcisismo. L’identità rinnegata, Feltrinelli, 2013.

Kernberg Otto F., Sindromi marginali e narcisismo patologico, Bollati Boringhieri, 1978.