Brainwashing: la manipolazione mentale nelle sette religiose

La nostra società, negli ultimi anni, si è trovata di fronte ad una grande proliferazione di piccoli gruppi o vere e proprie congregazioni che al di fuori dei così detti “culti tradizionali”, si dedicano alla pratica di “nuovi culti” a base esoterica o magica. Tali gruppi vengono spesso identificati con il termine “setta” (dal latino “secta” – parte, frazione) che ha assunto ormai un significato spregiativo. Alcuni gruppi settari infatti, sono soliti praticare azioni illecite come la manipolazione mentale ed il controllo distruttivo della mente. Riguardo a tali potenzialità dannose, J.M. Abrgrall (1996), opera una distinzione, individuando le così dette “sette distruttive”: << una setta è un gruppo di individui che si riuniscono intorno ad una ideologia e il cui sviluppo sociale avviene sotto un velo di segretezza. Non rappresenta alcun pericolo per i suoi membri. Una setta diviene pericolosa per l’individuo quando impiega tecniche manipolative per assicurarsi l’affiliazione in corso. In questo caso un gruppo considerato inizialmente inoffensivo, può, nel corso dello sviluppo, diventare una setta pericolosa e coercitiva>> (Casale, De Pasquali, e Lembo, 2014).

Questo genere di “psicosette” (Singer, 1995), sono state oggetto di molti studi che si sono incentrati in particolar modo sullo studio degli agiti manipolatori e del controllo mentale che avvengono in questi gruppi distruttivi. Essi presentano per lo più una struttura gerarchica, al vertice della quale si va a posizionare il Leader, il quale fa uso di tecniche più o meno sofisticate per il reclutamento ed il controllo degli adepti.

Dal punto di vista giuridico, sono molteplici le azioni illegali che i Leader carismatici commettono ai danni dei seguaci che le subiscono più o meno consapevolmente. Tra queste: truffe, frodi, estorsioni, omicidi, sfruttamento della prostituzione, violenze fisiche e sessuali, pedofilia, istigazione al suicidio, spaccio di stupefacenti, sequestro di persona etc.

Il Plagio

In psicologia il plagio può essere definito come una forma di manipolazione mentale che consiste nell’applicazione di un sistema di strategie che distrugge l’identità di un individuo all’interno di una relazione di potere e che mina l’integrità e l’autonomia decisionale dell’individuo, all’interno di una relazione di potere (Hassan,1999).

Si tratta di “sistemi che cercano di minare l’integrità e l’autonomia decisionale di un individuo. L’essenza del controllo mentale consiste nell’incoraggiare la dipendenza ed il conformismo e nel disinnescare l’autonomia e l’individualismo”. La manipolazione mentale agisce su processi, strutture e sistemi che garantiscono ad un individuo il senso di unicità e continuità nel tempo e danno stabilità alla relazione con il sé e con l’ambiente, minando la sua volontà e riducendo il suo senso critico (Hassan,1999).

 Le tecniche di manipolazione e controllo della mente nelle sette religiose

Una delle chiavi per comprendere la manipolazione risiede nella relazione tra il leader del gruppo e l’adepto. Il rapporto che si instaura è un rapporto di potere e le modalità comunicative sono caratterizzate da una forte asimmetria. Il leader si presenta con una immagine di onnipotenza legata al sapere o al rapporto privilegiato con entità soprannaturali. Egli, facendo uso di modalità di comunicazione persuasive e tecniche suggestive, si mostra come il risolutore, come colui che è in grado di spiegare e risolvere le ragioni del disagio esistenziale dell’adepto. Quest’ultimo deve avere fiducia, lasciarsi guidare (Monzani, 2016).

Le leve emotive di cui il manipolatore si serve al fine di legare a sè gli adepti in modo indissolubile, sono principalmente il senso di colpa e paure. Il senso di colpa è capace di indurre conformismo e accondiscendenza poiché gli adepti vengono condizionati ad incolpare sempre se stessi per qualsiasi atto o pensiero e ad essere riconoscenti nei confronti del Leader per aver fatto notare una loro mancanza. La paura, che talvolta può trasformarsi in vera e propria fobia, viene indotta al fine di mantenere l’unità del gruppo e scatenare angoscia di fronte al pensiero di abbandonarlo (Monzani, 2016).

La psicologa Margaret Singer, nel suo studio sugli effetti del controllo mentale adoperato nelle sette, individua sei condizioni che permettono una riforma del pensiero in grado di destabilizzare il sé; in particolare esse mirano ad assumere un controllo totale della sfera individuale. A tal proposito risulta estremamente importante creare un senso di impotenza, paura e dipendenza, fornendo nuovi modelli di comportamento approvati dai leader. Tali modelli vengono ridefiniti attraverso sistemi di controllo legati a meccanismi di premi e punizioni, in modo tale da eliminare i vecchi comportamenti e favorire gli atteggiamenti desiderati dal manipolatore. Grazie al sistema di controllo, risulta impossibile contrariare la dottrina impartita in quanto sarebbe l’individuo a risultare inadatto e non il gruppo; inoltre risulta indispensabile mantenere gli individui ignari di tale forma di controllo, in modo tale che in essi risieda la certezza di agire liberamente, seppur totalmente privati di ogni forma di autonomia.

Di seguito alcune delle tecniche di manipolazione più efficaci individuate da Margaret Singer (1996):

Love bombing o “bombardamento d’amore”, consiste in una tecnica di manipolazione utilizzata principalmente nella fase iniziale di adescamento che consiste nell’attrarre il nuovo adepto attraverso le lusinghe e la seduzione.lo scopo è quello di creare un ambiente accogliente e familiare.

Isolamento: la persona viene separata da famiglia e amici, ostacolando qualsiasi contatto con essi.

Ripetitività: ripetere costantemente le stesse parole e svolgere sempre le stesse attività induce ad uno stato di alta suggestionabilità e controllo.

Privazione del sonno per rendere l’individuo ancor più stanco anche sul piano fisico.

Utilizzo di droga o psicofarmaci per manipolare efficacemente le menti.

Utilizzo di regole inflessibili che scandiscono ogni momento della giornata.

Mantenere l’obbedienza del gruppo attraverso un sistema di premi e punizioni.

Privazione del senso del tempo attraverso la rimozione degli orologi, in modo da disorientare gli adepti.

Crisi di identità: far sì che la persona crei falsi ricordi, in modo che ridefinisca la sua storia individuale.

Eliminazione della privacy che avviene quando si elimina la vita privata.

Chi è il Manipolatore?

Dall’osservazione dei gruppi distruttivi si evidenzia come la figura del manipolatore possa essere rappresentata da soggetti molto diversi fra loro, per estrazione socio-economica e culturale. Generalmente sono di sesso maschile, ma non mancano esempi di figure femminili. Ciò che li accomuna, sono alcuni tratti che, indipendentemente dalle differenze, si ritrovano in quasi tutti i leader. Pur essendo generalmente molto abili nell’utilizzazione di “armi psicologiche”, sono centrati su di sé, disinteressati agli altri, con i quali entrano in sintonia solo apparente, spinti dal bisogno di soggiogarli alla loro volontà. La motivazione che spinge il manipolatore è generalmente il potere, attraverso il quale ritiene di poter acquisire vantaggi secondari quali denaro e sesso. Essi sono parte importante dei suoi obiettivi, ma non decisiva. Il bisogno di controllo sull’altro è ciò che spinge il leader ad acquisire soldi e donne attraverso la costituzione di un gruppo distruttivo (Tizzani e Giannini, 2012).

Il leader deve saper cogliere le aspirazioni segrete della folla e proporsi come colui che è capace di realizzarle, come l’incarnazione stessa di tali desideri. L’illusione risulta essere più importante della realtà, perché ciò che conta non è portare a compimento tali improbabili sogni quanto far credere di esserne capace. L’intensità della fede conferisce grande potere di suggestione alle loro parole in quanto “la massa” dà sempre ascolto all’uomo dotato di forte volontà. Gli individui riuniti in folla, la volontà e quindi si volgono per istinto verso chi ne possiede una» (Le Bon 2004). Tre sono le principali caratteristiche del leader nel rapporto con i suoi membri:

  1. Sono autoproclamati, persuasivi e affermano di avere una missione speciale, una esclusiva conoscenza o illuminazione. Sostengono di avere sviluppato innovativi progetti scientifici, umanistici o sociali che condurranno i seguaci verso “nuovi livelli” di consapevolezza o di avere il potere di guarire tutte le malattie. Spesso i loro “poteri straordinari” sono doni di Dio essendo loro stessi suoi messaggeri. Quando non si proclamano Dio stesso. Doti speciali, e poteri straordinari, più o meno auto-attribuiti, fanno dei leader delle autorità indiscusse. Così legittimati prendono decisioni su ogni aspetto della vita dei seguaci: dispongono dove gli adepti devono vivere, la scelta degli amici o dei partner; convincono i devoti a lasciare famiglia, lavoro e carriera per seguirli. Nella maggioranza dei casi, in modo palese o celato, alla fine prendono il controllo di proprietà, denaro e vita dei seguaci.
  2. Tendono ad essere risoluti e autoritari non rispondendo, del loro operato, ad alcuna altra autorità. Emanano forza, slancio e fascino personale. In realtà dietro, una sedicente personalità carismatica, si nasconde spesso un individuo capace di tecniche di controllo mentale.
  3. Accentrano su di sé la devozione, richiedendo ai seguaci ubbidienza assoluta e indiscutibile. Essi soli sono giudici della fede degli adepti, l’unici mediatori tra la divinità e l’uomo. È Attraverso di loro che passa la salvezza o l’illuminazione. I “fedeli” sono esseri “scelti”, “selezionati” o “speciali”, mentre i non membri sono esseri inferiori, impuri. Atteggiamenti critici o anche solo dubbiosi vengono repressi e tacitati con l’accusa di mancanza di fede, di egoismo o possessione demoniaca (Singer, 1995).

Alcuni autori (Filippini, 2005), ritengono che in certe forme di comportamenti manipolatori, abusanti e maltrattanti, il perpetratore presenti il profilo di un “perverso narcisista”. I perversi narcisistici attaccano la fiducia, l’autostima dell’altro, rafforzando in qualche modo la convinzione che il legame di dipendenza che l’altro ha nei loro confronti sia insostituibile. L’essenza della perversione come modus operandi consiste nel convertire la relazione con l’altro in relazione di potere, nel disconoscere i 9

diritti dell’altro, nell’usarlo a proprio piacere, nel corrompere la relazione per ottenere il controllo ed esercitare su di essa il proprio dominio. (Guerrini e Degl’Innocenti, 2011).

 

Chi entra in una setta distruttiva?

Persone in situazioni di difficoltà o di crisi, spesso si ritrovano a mettere in discussione il proprio sistema di credenze e di valori, alla ricerca di nuovi significati per la propria vita; in questi casi si può sviluppare la tendenza ad aderire ai sistemi di significati e di credenze propri del gruppo, il quale offre un nuovo punto di vista con il quale elaborare le proprie difficoltà. La setta dunque, possiede una forte attrattiva in quanto si pensa che essa possa aiutare in qualche modo a cambiare alcune condizioni di vita indesiderate e poter così condurre una vita più soddisfacente (Borile, 2015).

Pur non esistendo persone naturalmente inclini ad aderire ad un gruppo settario, esiste tuttavia la possibilità che determinati tipi di individui, in determinate condizioni, divengano più facilmente il target ideale da inserire in questi contesti manipolativi. Tra gli individui con personalità più manipolabile e dunque più inclini al reclutamento settario, ci sono senza dubbio gli adolescenti, per i quali la setta può costituire una via di fuga dai drammi e dalle frustrazioni familiari.

Margaret Singer (1996), individua due ulteriori fattori propri di una personalità fortemente manipolabile:

– Uno stato di depressione, anche leggero (portato da problematiche familiari, relazionali, lutti etc.);

– L’assenza di una relazione significativa e la difficoltà o incapacità di socializzazione.

Marco Strano (2003), offre un ventaglio più ampio di variabili sociali e psicologiche che possono influire sul rischio di adescamento da parte delle sette distruttive:

– Bisogno della persona di sentirsi valorizzata, in opposizione al senso di inadeguatezza sociale;

– Il bisogno di potere carismatico, ritrovabile nel Leader;

– Un aumento di autostima;

L’alleviamento di un dolore dovuto ad una perdita;

– Il bisogno di sottomissione e dipendenza di alcuni soggetti con particolari tratti di personalità;

– La ricerca di un nuovo sistema relazionale;

– Particolare sensibilità alle tecniche di manipolazione;

Problematiche familiari.

Le sette dunque indirizzano il reclutamento verso persone più vulnerabili perché più probabilmente non coglieranno le diverse fasi dell’inganno; prendono di mira le persone più disponibili, obbedienti ed altruiste perché più facili da convincere e gestire. Ciò non vuol dire, che gli individui che non presentano tali caratteristiche siano invulnerabili al richiamo del Leader, tuttavia le persone più fragili e vulnerabili rappresentano senza dubbio le prede predilette.

Un altro fattore importante per realizzare l’atto manipolatorio è la conoscenza che il Manipolatore deve avere della vittima. Questo fattore risulta di estrema importanza in quanto, per impostare una prima e convincente conversazione, è necessario che il reclutatore disponga di sufficienti informazioni per risultare affascinante e incuriosire la vittima tanto da far nascere in lei il desiderio di sperimentare la setta (Borile, 2015).

 

Dott.ssa Elisa Avalle – Psicologa Clinica e Forense

 

BIBLIOGRAFIA

Borile, S. (2015). Satanismo, sette religiose e manipolazione mentale (Vol. 20). Universitas studiorum.

Casale, A. M., De Pasquali, P., & Lembo, M. S. (2014). Vittime di crimini violenti. Maggioli Editore.

Filippini S., (2005), Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia, Franco Angeli, Milano.

Goldner-Vukov, M., & Moore, L. J. (2010). Malignant narcissism: from fairy tales to harsh reality. Psychiatria Danubina, 22(3), 392-405.

Guerrini Degl’Innocenti B., (2011), Attaccamenti perversi: la violenza psicologica nella coppia, in Hirigoyen, M. F. (2000). Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro, Einaudi, Torino.

Hassan S., Mentalmente liberi. Come uscire da una setta, Avverbi Edizioni, Roma, 1999.

Lane, J. M., & Kent, S. A. (2008). Malignant narcissism, L. Ron Hubbard, and Scientology’s policies of narcissistic rage. Trans. as Politiques de rage et Narcissisme Malin. Criminologie, 41(2), 117-55.

Mendicino, R. (2016). Gaslighting: i profili giuridici di una forma di abuso psicologico. Profiling. I profili dell’abuso, 7(2).

Monzani, M. (2016). Manuale di criminologia. libreriauniversitaria. it Edizioni.

Strano, M. (2003). Manuale di criminologia clinica. SEE Editrice Firenze.

Tizzani, E., & Giannini, A. M. (2012). La manipolazione mentale nei gruppi distruttivi. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, (3), 67-84.