PSICO-ONCOLOGIA: l'importanza dei fattori psicologici nei contesti di malattia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute “non semplicemente assenza di malattia” ma uno “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” (1947).

Grazie a questo approccio biopsicosociale è possibile parlare di salute della persona quando si considera un equilibrio tra fattori fisici, psicologici e sociali.

È intorno agli anni ‘70 che in Italia si inizia a dare attenzione alla salute mentale delle persone in cura per un tumore, si inizia a coinvolgere attivamente il paziente nelle decisioni sui trattamenti e sulla cura e a cercare di comprendere le ricadute psicologiche della malattia sul paziente e sul suo contesto familiare e sociale. Un aspetto altrettanto importante è la disponibilità del paziente nel parlare della propria esperienza e delle proprie emozioni riguardo la malattia (Morasso, Di Leo, 2002).

La Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) definisce nel 1998 alcune linee guida per buone prassi, all’interno delle quali si legge “Il cancro infatti rappresenta sempre, per il paziente e per la sua famiglia ma anche per i terapeuti, una prova esistenziale sconvolgente. Questa prova riguarda tutti gli aspetti della vita: il rapporto con il proprio corpo, il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte, così come le relazioni famigliari, sociali, professionali”.

Questo è il motivo per cui l’approccio al paziente oncologico necessita di un intervento che possa comprendere non soltanto la salute fisica ma vada ad intervenire anche sui fattori psicologici.

I pazienti oncologici possono vivere emozioni che vanno dalla paura alla tristezza a sintomi quali ansia, depressione, isolamento (M.Shams e coll., 2019).

In questo contesto si inserisce la psiconcologia, che è possibile definire come l’incontro tra discipline oncologiche e discipline psicologico-psichiatriche che tendono a lavorare insieme per analizzare:

– l’impatto psicologico della malattia sul paziente, sulla famiglia e sull’équipe di cura

– il ruolo di fattori psicologici nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura (Morasso, Di Leo, 2002).

La notizia di malattia può essere vissuta dal paziente come un vero e proprio trauma e da questo momento possono scaturire alcune fasi, tra queste:

– la crisi, che in sostanza definisce un vero e proprio cambiamento e in qualche modo “costringe” la persona a mobilitare tutte le sue risorse. Questo è il momento in cui viene esplicitato il problema e la persona comprende di non poterlo affrontare da sola, è anche il momento in cui tutta la rete familiare ed amicale si mette in moto e si cerca un nuovo equilibrio per affrontare il vissuto;

– le strategie di adattamento o coping, dunque ciò che viene messo in campo dal soggetto per affrontare una situazione di stress e per gestire l’impatto con un evento che minaccia il benessere della persona (Linee Guida SIPO, 1998).

Le strategie dipendono molto dalla persona stessa, dalla valutazione cognitiva dell’evento, dalle risorse a sua disposizione, dal tipo di controllo emotivo utilizzato, dal contesto da cui proviene, da differenti fattori che possono influenzarlo in quel momento della sua vita. 

L’attività clinica di sostegno al paziente comprende interventi di:

  • valutazione reazioni psicopatologiche;
  • colloqui di supporto psicologico, individuali e di gruppo;
  • conduzione di gruppi di auto aiuto. (Linee Guida SIPO Seconda Edizione,2011)

Il paziente oncologico vive la malattia inserito in un contesto familiare ed è anche alla famiglia che bisogna dedicare un’attenzione non meno importante di quella dedicata al paziente.

All’interno della famiglia si creano complessi processi psicologici quando ci si ritrova a doversi confrontare con un avvenimento come la malattia. La diagnosi di cancro è un evento traumatico che impone anche alle persone che circondano il paziente un adattamento ad una situazione incerta e angosciosa (P.Gritti e coll., 2011). 

Sicuramente la famiglia può essere fattore di protezione per il paziente, sostenendolo ed aiutandolo nel mantenimento del proprio benessere emotivo. Bisogna tenere in considerazione ogni possibile dinamica che si può creare all’interno del contesto familiare del paziente e prendersi cura, dunque, della rete familiare come risorsa.

Il supporto psicologico alla famiglia del paziente punta sulla comunicazione, su quanto sia importante la condivisione dei sentimenti di rabbia, di frustrazione, di impotenza davanti all’evento più grande di te (P.Gritti e coll.,2011).

Spesso gli interventi di supporto alla famiglia comprendono anche il paziente e tendono a facilitare l’espressione delle emozioni per poter migliorare le strategie di adattamento.

È importante, inoltre, che ogni figura professionale che entri in contatto con il paziente abbia una formazione che comprenda anche gli aspetti psicologici e in effetti le Linee Guida SIPO definiscono i requisiti fondamentali per la formazione di ogni membro dell’équipe. Risulta, in aggiunta, necessario un supporto psicologico rivolto ai professionisti che ogni giorno hanno a che fare con la sofferenza e con la malattia.

Senza dubbio, dunque, la dimensione psicologica è di fondamentale importanza in oncologia, ed è per questo che la collaborazione tra medici, infermieri, psicologi, psichiatri e tutte le altre professioni coinvolte risulta preziosa ai fini della qualità di vita del paziente.

L’obiettivo della psico-oncologia è quello di riflettere sui processi psichici implicati nell’adattamento alla malattia e la valutazione sulla qualità di vita della persona, in continuo contatto con le famiglie, inevitabilmente coinvolte in un momento di così forte cambiamento per il soggetto (Linee Guida SIPO, 1998). 

La prospettiva per il futuro è quella di aumentare sempre di più il sostegno rivolto al paziente e al suo contesto e di formare sempre di più il personale nell’accoglienza e nel sostegno della persona.

Dott.ssa Rossella Borneo

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