“L’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”
(Bolwby, 1982)
In un contesto diverso, con un ruolo differente e senza regole, le persone possono cambiare il loro comportamento abituale. Eros e Thanatos, rispettivamente la pulsione di vita e la pulsione di morte, devono quindi essere gestite.
L’atteggiamento delinquenziale ha un suo pregresso che ha origine dalla Teoria dell’attaccamento di Bowlby, secondo cui nello psicopatico si innesca la paura dell’abbandono. L’adulto psicopatico fin da bambino è apatico, non prova emozioni. Meno sviluppata, inoltre, è l’amigdala, un’area del cervello che gestisce le emozioni e in particolare la paura. Tuttavia, se la madre è responsiva, il bambino può imparare a gestire e capire le emozioni, ma se l’ambiente è disorganizzato l’amigdala viene atrofizzata.
Bowlby, osservando il legame madre-figlio nei primati non umani, arriva a teorizzare che il bambino possiede una “predisposizione biologica” a sviluppare un legame di attaccamento nei confronti di una sola persona, quella che si prende cura di lui. L’attaccamento può essere quindi definito come un’organizzazione interna all’individuo, il cui obiettivo primario è mantenere o cercare il contatto con la figura materna, ovvero la persona che è primariamente responsabile della cura del bambino. Per lui, contrariamente alla psicoanalisi classica, la questione più importante non è la sessualità, ma la sicurezza. L’attaccamento è un fatto primario, in quanto l’organismo umano, fin dalla nascita, è una persona in relazione ad altre persone. La sua convinzione è che l’origine della psicopatologia fosse da ricercarsi nelle esperienze reali della vita interpersonale e pertanto, decise di orientare il suo interesse sullo studio del legame che si stabilisce precocemente tra l’individuo che cresce e coloro che ne hanno cura.
È stata la psicologa canadese Mary Ainsworth ad aver contribuito in modo rilevante alla verifica empirica della proposta teorica Bowlbiana, attraverso la messa a punto di una procedura di laboratorio semi-sperimentale per la raccolta dei dati: la Strange Situation. Si tratta di una procedura standardizzata per le madri ed i loro piccoli in cui vengono introdotti in una stanza piena di giocattoli. In diversi momenti il bambino viene lasciato solo oppure in compagnia di un estraneo, per poi farlo ricongiungere con la madre, al fine di studiarne il comportamento. Sulla base di numerose osservazioni condotte, la Ainsworth identificò inizialmente tre principali pattern di risposta, o tipologie fondamentali di attaccamento.
- Attaccamento sicuro (B): un bambino il cui attaccamento è sicuro gioca con i giocattoli e mostra segni di disagio quando la madre esce dalla stanza, interrompendo quello che stava facendo. Quando la madre ritorna, egli si tranquillizza e torna a giocare. Statisticamente la metà circa dei bambini osservati si comporta in questo modo. Si tratta di bambini che hanno fatto esperienza nel primo anno di vita di una madre sensibile e responsiva, in grado di riconoscere e rispondere adeguatamente alle loro richieste.
- Attaccamento insicuro-evitante (A): appartengono a questa categoria i bambini che evitano la vicinanza stretta con la madre quando lei è presente, e che non piangono, né mostrano apertamente disagio quando lascia la stanza. Quando la madre rientra, questi bambini sembrano più attenti ai giochi. Questo tipo di comportamento viene interpretato come il risultato di meccanismi di difesa: il bambino si rivolge agli oggetti piuttosto che agli esseri umani, nasconde il proprio disagio ed evita la vicinanza per tenere sotto controllo il sentimento di avere bisogno che, nelle sue previsioni, non potrà comunque essere soddisfatto adeguatamente.
- Attaccamento insicuro-ambivalente (C): riguarda bambini che mostrano un grande disagio durante tutta la registrazione, in molti casi, anche prima della separazione dalla madre, fin dal momento d’ingresso in un ambiente sconosciuto. Quando la madre rientra, dopo l’allontanamento, essi cercano di riunirsi a lei e di essere rincuorati, ma possono anche mostrare rabbia e passività. Le basi di questo comportamento sembrano avere origine nell’esperienza d’interazione con un genitore che risponde in modo imprevedibile alle richieste del bambino, e che risulta quindi inaffidabile nei momenti di difficoltà. In questi casi, il bambino sente il bisogno di dover “estremizzare” i propri comportamenti di attaccamento.
Dalle osservazioni derivanti della Strange Situation è emerso che alcuni bambini manifestavano comportamenti non riconducibili a nessuno dei tre pattern descritti. Di conseguenza, è stato definito un quarto stile di attaccamento.
- Attaccamento Disorganizzato (D): si tratta di bambini che durante l’assenza della madre piangono e la ricercano attivamente, per poi rimanere in silenzio ed evitarla al momento del ricongiungimento. Altri bambini si avvicinano alla madre ma dopo aver stabilito il contatto con lei, si scostano e rimangono immobili al centro della stanza, come “congelati”. Le ricerche hanno documentato come questa categoria sia particolarmente numerosa nei quadri famigliari caratterizzati da basso livello socioculturale, psicopatologia genitoriale, trascuratezza, maltrattamento e abuso, di tipo fisico e sessuale.
La teoria dell’attaccamento di John Bowlby costituisce il modello teorico più completo ed articolato grazie al quale è possibile comprendere i meccanismi psicodinamici che stanno alla base dei processi evolutivi, sia normali che patologici. Ciò che emerge da questa teoria è una cornice teorica volta ad introdurre nuove strategie di intervento, il cui obbiettivo è quello di ricorrere a modelli in grado di combinare l’analisi dei fattori di rischio a quelli di protezione, e di spiegare i diversi percorsi di crescita in relazione alla resistenza individuale alle esperienze traumatiche del singolo individuo.
Dott.ssa Jessica Grecchi
Bibliografia
Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Bowlby, J. (1983). Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della madre, Boringhieri, Torino.
Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Raffaello
Cortina Editore, Milano.
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