MISOGINIA...AL FEMMINILE

Se cerchiamo in un qualsiasi vocabolario della lingua italiana il termine “misoginia”, ci appare come significato: “sentimento e atteggiamento di avversione o repulsione nei confronti delle donne, principalmente, da parte dell’uomo; dal greco misèo (odiare) e gyne (donna)”.

Il misogino ha una visione molto estremizzata e stigmatizzata del ruolo della donna, al punto tale da bloccarla o attaccarla ferocemente se quest’ultima volesse uscire dallo schema che per secoli le è stato imposto dall’uomo. Difatti, negli ultimi tempi, uno dei temi più risonanti è stato quello del femminicidio, il cui triste epilogo nella grande maggioranza dei casi è stato l’omicidio.

Tale sentimento di odio e pregiudizio affonda le sue radici in tempi lontanissimi; si possono trovare, ad esempio, spunti di riflessione nelle mitologie greche con un grande classico come il “Vaso di Pandora”:

“dopo che il titano Prometeo ruba il fuoco a Zeus per donarlo agli umani, quest’ultimo lo incatena a una vetta del Caucaso e gli promette vendetta. Zeus decide di vendicarsi anche con gli umani donando loro una donna, ovvero Pandora, che rappresenterebbe l’incarnazione di tutte le virtù femminili, conferendole il dono più fatale, il vaso, all’interno del quale ha rinchiuso tutti i mali che potrebbero abbattersi sui mortali. Pandora promette di tenere chiuso il vaso fino alla fine dei suoi giorni. Presto,però, questa promessa viene rotta a causa della sua curiosità. Il vaso conteneva gelosia, malattia, vecchiaia, dolore, pazzia e vizio. Pandora condanna per sempre il genere umano realizzando così la vendetta di Zeus.”

Diremmo che non è proprio un bell’inizio considerando che Pandora rappresenta, nella storia della mitologia greca, il modello della prima donna mortale.

Approfondendo un altro mito come non citare Elena, che venne chiamata “di Troia”, ma era regina di Sparta. Le è stata data la colpa di aver causato una guerra perché era molto affascinante, nonché ingenua e libertina.

Altri spunti di riflessione possiamo riscontrarli nella Genesi dove, ad esempio, ricordiamo Eva che spinse Adamo a mangiare la mela e a gettare l’umanità in una condizione di peccato, definita dalla storiografia “la metà debole del cieloe facendo dipendere da lei l’origine dei mali, o ancora nella creazione si legge:

“l’uomo viene forgiato direttamente da Dio con la polvere del suolo  e soffiando nelle sue narici un alito di vita. Dio fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò, gli tolse una delle costole. Dio plasmò con la costola, che aveva tolto all’uomo, la donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: questa volta è carne della mia carne e ossa delle mie ossa; la si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”. 

Ad oggi quante volte abbiamo sentito dire che la donna per natura deve essere servitrice del marito, dei figli e dei genitori poiché, secondo un principio primitivo, gli inferiori devono servire i superiori. Questo perché, nel corso dei secoli, si è sviluppato tale pregiudizio sull’inferiorità naturale della donna fino a divenire un qualcosa di assolutamente abituale anche per la donna stessa. Paradossalmente il sesso femminile ha iniziato a ricercare il suo valore nell’uomo, accettando, passivamente e indirettamente, lo stigma e il pregiudizio che l’uomo stesso gli ha addossato con ostinazione.

Ma siamo sicuri che ad essere misogini siano soltanto gli uomini?

Ebbene no! Esiste anche una misoginia tutta rosa, al femminile, che non si occupa di sentimenti quali invidia e gelosia, ma di un qualcosa che si collega a quel “marchio” attribuito al genere femminile, causato da complessi e molteplici fattori sociali, culturali, storici, politici e religiosi. Le donne, ad oggi, si portano addosso lo strascico di traumi generazionali e collettivi come per esempio uno dei più tragici eccidi di genere avvenuti nel tempo ossia donne bruciate vive perché etichettate come streghe. 

Come affermò Carl Gustav Jung, esiste una sorta di “ombra” nella psiche femminile che sopravvive nell’inconscio collettivo e individuale  e si trasmette come un “dna” da madre in figlia e da femmina a femmina. Di conseguenza nasce una rivalità fra donne che si coalizzano contro quella che sembra diversa, con l’intento di annullarla e separarla dal rapporto con il suo sé spirituale. In pratica ad essere odiate, dalle donne stesse, sono tutte quelle donne che vogliono rinnegare e rifiutare i ruoli che nei secoli sono stati affibbiati dagli uomini e dunque liberarsi da una figura femminile prettamente designata da un ideologia patriarcale e, appunto, misogina.

Sembrerebbe che queste donne non vogliono che l’altra si liberi da una logica maschilista perché non hanno potuto o voluto farlo loro. Per cui la prima responsabile di tale misoginia femminile, ma anche di quella maschile, diventa la donna stessa. Molte volte, guardando spettacoli di intrattenimento, dibattiti politici o nei vari canali social, non si è potuto fare a meno di notare linguaggi intrisi di violenza e cattiveria da parte di donne nei confronti di altre donne che non prendono mai le loro difese soprattutto quando sono attaccate, umiliate e criticate.

Altrettanto spiacevoli sono quei comportamenti di donne che non sostengono nel cambiamento, nel fare scelte coraggiose per percorrere la strada di una realizzazione individuale, della serie “zitta e lava!”. A proposito di ciò, recentemente è stata oggetto di critica l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni, criticata anzitutto dalle donne perché fa parte di quella categoria di donne che “non stanno al loro posto”. Come se il fastidio nasce dal fatto che non è normale vedere una moglie più famosa del marito e, soprattutto, non sottomessa. La stessa sorte per Greta Thunberg e Carola Rackete. Come ci hanno sempre raccontato nelle favole, le donne che non stanno al loro posto e non si adeguano allo standard imposto dalla società fanno una brutta fine e vengono ridotte al silenzio.

È tutta una questione di modelli e schemi mentali radicati e di immagini che ci sono stati inculcati fin da piccoli che possono essere aboliti solo facendo rete, riconoscendo il problema, comprendendo in che modo è stato introiettato e come viene trasmesso e diffuso per, infine, dissociarsi e creare una psicologia femminile libera.

Usciamo da questa misoginia.        

Dott.ssa Dalila La Bella